BRIC CENCIURIO NEL CUORE DEL BAROLO. Con la Selezione di Cru Coste di Rose e Monrobiolo di Bussia

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di Sergio Garreffa
(sommelier professionista AIS – II classificato Nebbiolo Master 2017 AIS)

La Langa piemontese è per me più un luogo dello spirito che un fatto puramente geografico. Ancora oggi, al di là di tante modernizzazioni, conserva mille sfumature di mistero, dal Tartufo d’Alba ai vini di grande personalità – come il Barolo e il Barbaresco, che andrò a narrare, vini rustici, eleganti e di gran stoffa. Se il “Nebbiolo è il principe dei vitigni, il Barolo è il Re dei vini”.

Ma è possibile anche una differenziazione di stampo enogastronomico: la Langa dei formaggi, la Langa delle nocciole, la Langa del Moscato. Occorre però distinguere tra l’Alta e la Bassa Langa. La prima comprende la parte sud- orientale, la seconda invece l’area a nord – dove le colline si stirano verso l’alto Monferrato – e quella ad ovest, dove la catena montuosa principale che da Montezemolo degrada a Mango tende le sue diramazioni verso Alba e il Tanaro.

La nuova cantina Bric Cenciurio in fase di ultimazione

A questa zona appartiene “Bric Cenciurio”, la cui sede è a Barolo. Barolo – o Bas Reul, dal celtico “basso luogo” – si trova a 310 metri sul livello del mare, in posizione meno elevata rispetto alle colline circostanti. Siamo ai piedi del “Marcaleone” Cannubi – vigneto di alta qualità – e si ha l’impressione di entrare in uno scenario magico.

Il castello è del X secolo, fu innalzato da Berengario I Re d’Italia e nel 1250 acquistato dalla famiglia Falletti. In quel periodo, altri castelli della zona vennero innalzati per difendere le popolazioni dalle incursioni saracene. Diventato di proprietà del Comune solo nel 1971, dopo un lungo periodo di abbandono, dal 1982 ospita l’Enoteca Regionale, il Museo Etnografico e il centro di formazione professionale alberghiero. Il primo Presidente fu Battista Rinaldi.

LA STORIA DI BRIC CENCURIO

E’ qui accanto che, nel 1990, nasce la cantina “Bric Cenciurio”, con Franco Pittatore in società con il cognato Carlo Sacchetto. I due acquistano nuovi terreni nel Roero e li uniscono a quelli di loro proprietà a Barolo. L’esordio di “Bric Cenciurio” è datato 1996, con la prima produzione di Barbera d’Alba Superiore, di Arneis e di Barolo. Dal 2002 collabora anche la sorella di Carlo, Fiorella Sacchetto.

Fiorella Sacchetto Pittatore

Il nome della cantina proviene dall’antico toponimo di un lembo di terra a Castellinaldo, Comune del Roero, denominato “Bric Cenciurio” cioè la sommità della collina – in dialetto locale zanzara – caratterizzata da terreni prevalentemente sabbiosi. Qui nel 1994 venne messo a dimora oltre all’Arneis – vitigno principe del Roero – anche il Brachetto, il Pinot Nero, il Riesling, lo Chardonnay e la Freisa. Nella zona di Magliano Alfieri, sempre nel 1994, vennero recuperati tre vigneti a Barbera e Nebbiolo, risalenti agli anni ’40.

Sulle colline poi riconosciute dal Ministero dell’Agricoltura quali Menzioni Geografiche Aggiuntive (MGA) del Barolo Docg, invece, esposte a sud-est “Coste di Rose” e ad ovest “Monrobiolo di Bussia”, vennero messi a dimora i ceppi di Nebbiolo per la produzione dei loro Barolo, con età variabile di 25 – 40 anni.

Alessandro (sx) e Alberto Sacchetto (dx) nella nuova cantina con il sommelier Sergio Garreffa (al centro)

Dopo varie vicissitudini, dovute alla scomparsa di Franco Pittatore, a prendere le redini della cantina sono Carlo e la sorella Fiorella, dopodiché – nel 2016 – entrano in società i figli di Sacchetto, Alessandro e Alberto, che scelgono di continuare la strada intrapresa dal padre.

L’azienda agricola oggi conta 13 ettari vitati ed è sempre impegnata nella riduzione dell’uso di sostanze chimiche di sintesi nei vigneti: l’obiettivo è mantenere le tradizioni dei genitori per una produzione di alta qualità che rispecchi il territorio e i vitigni d’elezione. I vitigni del Nebbiolo da Barolo della cantina Bric Cenciurio si distinguono per le tre uve diverse tipologie: Michet, Lampia e Rosè (descritte nel dettaglio in un precedente articolo).

VINI IN DEGUSTAZIONE

Barolo Docg 2016 – Gr.14,5

 Uve di Nebbiolo provenienti dalle Coste di “Rose” e Coste di “Bussia”. Affinamento: 18 mesi in botte grande e barriques, 12 mesi in bottiglia.

Il vino

Si presenta con un colore rosso rubino con lieve riflesso granato sul bordo. Molto intenso il profumo, si apre su accenti speziati e tostati, il frutto è maturo ricorda la confettura per sua dolcezza e densità, mentre il floreale si avverte sullo sfondo, con lievi ricordi di fiori appassiti.

Al gusto con frutto dolce, ma ancora acidulo e fragrante, tra la ciliegia e il melagrano, si mette in mostra con una trama tannica fitta, quasi fine, che tende a farsi percepire con vigore ma anche con garbo, le spezie unite al tabacco e alla liquirizia, completano una personalità complessa e intrecciata. Alberto ed Alessandro hanno creato un vino dinamico e attivo, che cambia toni rapidamente, come per essere riassaggiato continuamente. Un lavoro certosino, dove si riesce a goderne quando è giovane, ma darà sicuramente soddisfazione per chi saprà attendere qualche anno.

Barolo Docg Coste di Rose” 2016 – Gr. 14,5

Zona esposta completamente al sole, in una altitudine che non supera i 300 metri, la sua posizione la rende nel complesso più fresca, con espressioni nel vino di grande personalità e complessità. Affinamento con 18 mesi in botti di rovere di slavonia e 12 mesi in bottiglia, con uva Nebbiolo da vigneti di 30-40 anni.

Il vino

Con terreno prevalentemente della marna blu di Sant’Agata, chiamate in dialetto “tov”, un vino di carattere e struttura. Già il suo colore ci stupisce della bella tonalità calda, rubino con tono granato di discreta intensità.Al profumo una apertura floreale, con note di rosa di macchia appassita e tante spezie dolci e morbide, il frutto con ribes e lampone, ancora un poco acidulo ma integro e un vago ricordo di liquirizia.

Sono i segnali di un vino classico, al palato c’è subito una fitta trama tannica maschia e un po’ rude, con gusti di tabacco e spezie piccanti, questa astringenza dei tannini è poi addolcita dai ritorni fruttati dolci e succosi. Un suo ulteriore affinamento lo porterà a una giusta fusione dei suoi sapori

Barolo 2016 Barolo Coste di Rose 2016 Barolo Monrobiolo di Bussia 2016 e la Riserva Coste di Rose 2013

Barolo DocgMonrobiolo di Bussia” 2016 – Gr. 14,5

Il suo nome ci ricorda il legame con la Bussia di Monforte d’Alba, che è il suo naturale prolungamento, infatti quest’area è situata proprio sotto la Bussia Soprana, con caratteristiche simili del terreno. Con fermentazione di 28-30 giorni, con lieviti indigeni. Affinamento di 18 mesi in barriques e ulteriore 12 mesi in bottiglia.

Il vino

Rosso rubino piuttosto intenso con bagliore granato. Profumi dolcemente tostati e liquirizia che apre a ricordi fruttati ben maturi e a spezie calde e morbide, in sottofondo lievi gli accenti floreali.

L’impatto al palato è rapido, sviluppa un tannino che segna decisamente il carattere del vino, ben vigoroso e dinamico, parzialmente domato, ma che ha ancora una notevole carica di vitalità ed esuberanza, formando una trama fitta e viva che mantiene una lunga persistenza agli aromi. Vino da lungo invecchiamento ma che in giovane età sa farsi apprezzare,

Barolo DocgCoste di Rose Riserva” 2013 Gr. 14

Una annata la 2013 particolare, di grande equilibrio, per quanto riguarda le ondate di calore e abbassamenti di temperatura, una stagione caratterizzata da poche piogge, se non nel mese di agosto e in ottobre prima della vendemmia. Un 2015 tra le annate al vertice. Con una produzione di 4000 – 5000 kg di uva per ettaro, affinamento: 18 mesi in botti di rovere di slavonia: 24 mesi in bottiglia.

Il vino

Ha un bel colore rosso piuttosto cupo, con tocco granato e riverbero bruno. Si apre subito con intense note speziate quasi piccanti e pepate, preparano il naso alla nota di camino, di legna arsa e tostata, di ottimo spessore ed ampiezza, il frutto è dolce, maturo e succoso, concentrato, lo rendono incisivo in un durevole ventaglio aromatico.

Il tannico si presenta al palato fine e gaio, ben tessuto e spavaldo da lasciare sorpresi per la sua avvolgente rotondità, un ricordo caldo e morbido nel quale si fanno avanti la liquirizia, il cacao ed il tabacco. Un vino elegante e di carattere, che mi ha accompagnato in un viaggio con ulteriori sfumature e di sensoriali piaceri, con una impressione caldo-alcolica che aumenta l’austerità e la fermezza.

Langhe Nebbiolo Doc 2020

Langhe Nebbiolo Doc 2020 – Gr. 14

Affinamento in barrique e acciaio, assemblando le uve prodotte nei vigneti del Roero, Magliano e Barolo.

Il vino

Il suo colore ha un aspetto invitante, dalla veste rosso granato, luminoso e trasparente. Il mosaico olfattivo si apre su sensazioni fruttate di lampone, ciliegia e ribes. Si fanno avanti piano piano le note di spezie calde e lievi e un sbuffo di noce moscata e una delicata liquirizia che completa piacevolmente il suo quadro olfattivo. Al sorso la trama tannica si esibisce elegantemente per regalare personalità per una persistenza appagante per un lungo potenziale evolutivo.

Barbera Superiore Doc “Naunda” 2019 Gr. 14,5  

 Uve scelte da vecchi vigneti di oltre 50 anni, in zona di Magliano Alfieri in località Naunda. Affinamento in barrique 18 mesi.

Il vino

Dalla veste rosso rubino impenetrabile e denso, arricchito dal riflesso granato. Sprigiona toni di leggera frutta cotta, ciliegie sotto spirito, legni aromatici e scremature pepate, con noce moscata e pepe nero.L’assaggio è convincente e dimostra la sua razza, caldo e appagante.

La presenza del tannino si dimostra ben levigato, non invadente, sostenuto una scia di piacevole sapidità e freschezza, i suoi punti di forza. Barbera dalla beva facile che invita all’assaggio, nel suo lungo finale di amarena e vigori balsamici.

Roero Arneis Docg “Sito dei Fossili” 2020  Gr. 13,5

Il vigneto dalla zona di Castellinaldo, località Cenciurio, con terreno ricco di sabbia e limo. Il nome deriva da quando sono state messe a dimora le barbatelle (1994) e trovati strati di marna ricchi di fossili di foglie e pesci. Fermentazione in botte grande da 25 ettolitri, senza travasi, solo battonage e affinamento in legno per 6/7 mesi.

Il vino

Si presenta alla vista con una veste paglierino di ottima cromaticità. Fragranti e nitidi note al naso di erbe aromatiche, fiori di acacia, frutti di melone verde, pera abate, pompelmo e nota di pepe bianco e zenzero.

Al palato la sapidità regala gusto e lunga persistenza, con una freschezza che invita a più di un assaggio, avvolto nelle nette sensazioni floreali, in un finale agrumato, rendendo la beva rinfrescante, facile e invitante. Ottima interpretazione dell’Arneis.

LE LANGHE DELL’UNESCO

Dopo una lunga trattativa, durata ben 11 anni, l’Unesco ha deciso di nominare i Paesaggi Vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato “Patrimonio dell’Umanità”, scelta accolta con grande entusiasmo dalla comunità.

Il riconoscimento difende il territorio e aumenta la fama. In questi anni, infatti, è aumentato il numero degli stranieri in visita alle Langhe e alle cantine: per la prima volta si sono visti tanti turisti francesi.

Per questo bisogna ringraziare i vignaioli che da generazioni, anche in tempi difficili, sono stati pionieri della salvaguardia e della valorizzazione dei loro vini, in particolar modo del vitigno Nebbiolo. Ho letto di persone che si portano addosso una passione per tutta la vita e per quella vivono. Dipendesse da me, vivrei sempre nelle Langhe.

L MERAVIGLIOSO TERROIR

Il “clima” invernale freddo-temperato delle Langhe favorisce la composizione di vini fruttati e si alterna ad estati calde e notti fresche. Questo crea forte stress alle piante, rendendo i tannini più complessi e i vini più speziati. Talvolta il clima è alleviato da leggeri temporali, altre volte è segnato dalla caduta della neve – un toccasana per la terra e le viti. Tutto questo contraddistingue le annate, magari simili, però mai uguali tra di loro. Se durante la vendemmia è ben soleggiato il Nebbiolo darà fondo a tutta la sua potenzialità.

Il “terreno” però non cambia la sua natura, se non attraverso i secoli. Dal punto di vista geologico, le Langhe trovano origine nell’Era Terziaria – o Cenozoica – iniziata circa 60/70 milioni di anni fa. Per la zona del Roero si rimanda al Pliocene, con terreni sabbiosi e poco compatti. Quella del Barolo va invece intesa come espressione del Miocene, più antico del Pliocene: in questo caso i terreni – più compatti – sono di origine calcareo-argillosi per cui più adatti a dare vini più strutturati e corposi. La fertilità del terreno contribuisce a fornire sali minerali di potassio, calcio, ferro, fosforo, magnesio, azoto e boro che costituiscono effetti subalcalini.

Filippo Pinsoglio -Vignetii – 2009, olio su tela. cm. 60 x 50

Le marne del territorio del Barolo e del Barbaresco si sono venute a creare in Età Serravalliana o “Elveziana” – con formazione di Lequio, marne grigie con ferro e carbonato di calcio, nelle zone di Serralunga, Grinzane, Treiso e Neive, “Tortoniana” – marne di Sant’Agata o tov, grigio-azzurre, nell’area di La Morra, Barolo, Novello e Barbaresco, e nelle “Arenarie di Diano” – sabbie più o meno compatte, con colore grigio bruno-giallastro caratteristiche di Castiglione Falletto e Monforte. Da non dimenticare infine il terreno “Messiniano” molto particolare, gessoso, nella zona di Verduno.

Pertanto, a parte l’esperienza dell’uomo in cantina, i fattori che determinano un grande vino sono: l’era geologica del terreno, la combinazione chimica degli elementi, l’esposizione solare ed il clima.

Nel caso del Nebbiolo da Barolo, la giacitura è fondamentale per individuare i poderi, i bricchi o Sorì o Soriti nei quali le uve maturano meglio e dove le nevi si sciolgono prima. Naturalmente troveremo vini diversi, ma di grande peculiarità. Non tanto tempo fa le uve venivano pagate in proporzione al potenziale grado alcolico, oggi si punta soprattutto sull’eleganza. In precedenza, un Barolo era prodotto dall’uvaggio di partite provenienti da più poderi, mentre oggi da un singolo vigneto o Mga.

LA NOBILTA’ DEL NEBBIOLO

Il più antico e tipico vitigno delle Langhe è senza ombra di dubbio il “Nebbiolo”. E’ citato per la prima volta in un documento del 1268 come “Nibiol” nel quale si parla di un vigneto posto nei dintorni di Rivoli, presso Torino, poi nel 1330 da Pier De Crescenzi che, nel suo Ruralium Commodorum, scrive: “una spezie di uva nera è detta Nubiola la quale produce un vino lodato nella città di Asti e da quelle parti…”

Il Nebbiolo è pure ufficialmente nominato come “Nebiolium” nell’atto notarile del 1 dicembre 1431 rogato a Serralunga da Odoninum De Bancho, dove si fa riferimento ad un podere di La Morra. Nel 1798 il conte Nuvolone, nell’ elenco dei vitigni piemontesi, a proposito del Nebieul scrive che l’uva “si confà con tutte le terre”…

La figura del piccolo vignaiolo, a parte qualche azienda di gran lignaggio, è nata probabilmente nella metà del 1800 con la legge voluta dal ministro della giustizia Giuseppe Siccardi e volta ad abolire i privilegi del clero. Di conseguenza vennero messi all’asta i modesti terreni della Chiesa, che reagì scomunicando chi li acquistava. Gli ebrei e i massoni, indifferenti alle leggi della Chiesa cattolica, rivendettero i terreni a piccoli lotti facendo fortuna.

Ma perché le vigne sono considerate storiche e uniche?

Le Vigne tra La Morra e Barolo, di cui si vede in lontananza il Castello

Perché i vigneti si trovano nelle migliori parcelle: il Nebbiolo, infatti, è sinonimo di tannino e se l’esposizione è giusta, la pianta darà maggiore qualità e piacevolezza. E’ un’uva molto resistente ai patogeni, grazie alla buccia spessa e all’alto contenuto dei tannini che svolgono funzioni antisettiche. Inoltre, il notevole contenuto zuccherino consente di raggiungere i 14 gradi abbondanti, così come il buon tenore di acidità mantiene la freschezza e dà capacità di invecchiamento al vino.

Ogni vignaiolo, come del resto Alessandro ed Alberto, lascia nel vino la propria impronta, il proprio lavoro, la propria passione. Concludo citando i versi finali del “Candido” di Voltaire, quando il protagonista ricco di tante esperienze dice: “Bisogna coltivare il proprio giardino”. L’azienda agricola “Bric Cenciurio” c’è riuscita: i suoi vini sono esemplari e donano emozioni ad ogni sorso.

Ripenso alla visita in cantina, rivedo le barrique distese a terra e le grandi botti lungo le pareti, ricordo il pomeriggio con Fiorella in sala degustazione e con Alessandro e Alberto nella splendida cantina nuova, con attrezzature all’avanguardia. Li ringrazio infinitamente per l’ospitalità: è stato un piacere attraversare le Langhe per arrivare in questa realtà, fatta di tenacia e determinazione.

Sergio Garreffa
(sommelier professionista AIS – II classificato Nebbiolo Master 2017 AIS)
cell 347/5812919 email: sgbarolo@gmail.com


Bric Cenciurio Azienda Agricola
Di Sacchetto Pittatore Fiorella
12060 Barolo (Cn) Via Roma 24
Tel. E Fax 0173 56317
e-mail: info@briccenciurio.com
www.briccenciurio.com

Sergio Garreffa

Appassionato di cibo e vino, che ha inizio nel lontano 1982, con una carriera da degustatore professionista A.I.S. dal 2018 al 2022 Delegato del Tigullio Promontorio Portofino. Ambasciatore del Vermentino dal 2016 e miglior Sommelier della Liguria 2011, nonché secondo al master del Barolo, Sagrantino e Lambrusco e terzo posto al Prosecco e Friulano. Oggi con grande passione e amore qui su Art & Wine per recensire e descrivere le storie di importanti aziende del settore vinicolo.

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