CAVALIER BARTOLOMEO: GRANDI CRU DI BAROLO IN UNA PICCOLA AZIENDA FAMILIARE. Alle storiche MGA Altenasso e San Lorenzo si è aggiunto il blasonato Fiasco

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Nell’immagine di copertina Dario e Alex Borgogno e gli ottimi Barolo della Cantina Cavalier Bartolomeo

Cavalier Bartolomeo: “Le radici della qualità”

di Sergio Garreffa
(sommelier professionista AIS – II classificato Nebbiolo Master 2017 AIS)

È il Cavalier Bartolomeo Borgogno (1899-1995) a dare il via all’azienda agricola. Proprio in quel periodo, nel 1899, Domizio Cavazza – all’epoca direttore della Scuola Enologica di Alba – spinse i produttori a presentare al Parlamento un disegno di legge per difendere dalle frodi il Barolo e il Barbaresco.

Nel 1924, Bartolomeo e sua moglie Maria Viberti (1903-1977) di S. Maria di La Morra – nipote del famoso Bolla che aveva scoperto e divulgato il biotipo di Nebbiolo chiamato “Lampia” – fecero crescere prima l’azienda agricola e in seguito quella vinicola.

Per capire chi fosse Bartolomeo Borgogno, o quanto meno farsi un’idea più precisa della sua persona, non si può non partire dal contesto storico in cui visse.

Stemma della Cantina Cavalier Bartolomeo

I luoghi sono quelli di Alba e delle Langhe. Tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta, la piccola proprietà contadina sopravviveva grazie all’aiuto dei giovani componenti delle diverse famiglie del posto. In molti casi, invece, le terre venivano abbandonate o addirittura vendute. Non è stato così per Bartolomeo Borgogno il quale, con caparbietà e lungimiranza, ha saputo guardare avanti con fiducia dando alla sua famiglia un futuro dignitoso e con grandi aspettative.

In quel periodo erano in pochi a produrre il vino, quasi tutti vendevano le uve per tirare avanti. Tuttavia si aveva piacere a farlo, inoltre – come tradizione – si faceva passare l’acqua sui graspi e si otteneva la Picheta, il vinello. Una volta c’erano meno Nebbioli (non erano ancora considerati di pregio), mentre si trovavano la Barbera, il Dolcetto e il Neirano.

Oltre alla vigna, la famiglia di Bartolomeo possedeva filari di pesche, noccioleti e animali da cortile.

La rinascita della viticoltura

Il Nebbiolo viene citato già nel 1268, quando il Re d’Inghilterra e duca d’Aquitania Edoardo I lo riceve in regalo. Il vino proviene da un’area tra Rivoli e Torino dove è registrata una produzione di “Nibiol”.

Nel 1402, tra i reati principali contenuti negli statuti comunali di La Morra, viene menzionata una “pena di 5 soldi per chiunque tolga una sola vite di Nebbiolo, sia coltivata ad albero, a filare o a bussone”. In seguito, nel 1575, il Nebbiolo viene apprezzato da Carlo V durante una sua visita in Italia.

Uva e vitigno vengono studiati per anni dagli Ampelografi: nel 1303, Pier Dè Crescenzi consegna alla storia un trattato di agricoltura dove, per la prima volta, compare la scheda ampelografica del Nebbiolo: “…specie di uva nera detta nubiola… è meravigliosamente vinosa… teme l’ombra… e fa vino ottimo da serbare… e questa è molto coltivata nella città di Asti“.

Lorenzo Fantini, nella sua monografia del 1870, definisce il Nebbiolo “Il principe dei vitigni”.

Soprattutto nel 1835, Carlo Alberto di Savoia (1798-1849) e la sua tenuta reale di Pollenzo riorganizzano un territorio distrutto dalle guerre e trasformano il Barolo nel vino che conosciamo oggi. Ciò anche grazie all’astuzia dell’enologo Generale Francesco Staglieno e del commerciante di Genova Louis Oudart, oltre alla partecipazione attiva di Camillo Benso Conte di Cavour, di Juliette Colbert (1785-1864) – moglie del Marchese Carlo Tancredi Falletti (1782-1838) di Barolo – oggi venerata dalla Chiesa cattolica.

Giocò un importante ruolo anche la Scuola Enologica di Alba, fondata per regio decreto nel 1881. Attraverso la ricerca e la divulgazione delle pratiche agricole, infatti, contribuì allo sviluppo del settore.

I Nuovi Orizzonti della Cantina Cavalier Bartolomeo

La storia della cantina del Cavalier Bartolomeo prosegue con il figlio Mario Borgogno e sua moglie Margherita Priolo di Baldissero e con i loro figli, Maria Lucia (Mary), Daniela e Dario nato il 13 luglio 1959 e sposato con Mariaje Jesus, basca di San Sebastian.

Oggi ad affiancare Dario c’è suo figlio Alex, classe 1994, quinta generazione della famiglia e attuale titolare. Parla perfettamente quattro lingue e lavora in cantina a tempo pieno, con tanta passione e determinazione. È l’artefice dei prodotti che esaltano il suo territorio di elezione.

Durante il nostro incontro, Alex Borgogno mi offre un mini racconto molto esaustivo delle quattro sottovarietà più diffuse del Nebbiolo di Langa:

il Michet, per la sua forma compatta che ricorda la pagnotta di Langa, con grappoli più piccoli e ricco di polifenoli.

Il Lampia, dal grappolo allungato, più grosso e pesante, motivo per il quale si è sviluppata l’usanza di tagliarne la punta nelle annate meno concentrate. Possiede qualità enologiche alte e costanti ed è molto generoso.

Il Rosè, quasi del tutto abbandonato per la sua scarsa resa enologica: si presenta con grappoli rosacei e restituisce fiori, finezza ed eleganza, ma poco colore, per questo è tra i meno diffusi.

Un tempo c’era anche la varietà Bolla, dal nome del suo selezionatore e innestatore – era richiesto dappertutto poiché i suoi innesti erano belli e fruttiferi. Originaria di Santa Maria di La Morra, è ormai esclusa dal disciplinare per la sua limitata produttività.

La varietà Bolla dunque non esiste più, tuttavia, questo sì, è esistito un buon innestatore.

Dario e Alex Borgogno nella bottaia

Alex prosegue e arriva a parlare della vocazione di Castiglione Falletto. Occorre andare a ritroso nel tempo, fino a circa 30 milioni di anni fa, quando si stava formando l’insieme delle colline a cui oggi diamo il nome di Langhe. La conformazione del territorio risale invece all’era Quaternaria, circa un milione di anni fa.

Il suolo che si è composto è ricco di marne sedentarie argillo-calcaree inframezzate da diversi tipi di arenarie e distinguibili in due grandi aree.

Nella prima rientrano i terreni di Barolo, La Morra e l’intera zona del Barbaresco, con terreni più recenti di epoca “Tortoniana” ricchi di magnesio e manganese, che donano ai vini finezza ed eleganza e una maturazione leggermente più rapida.

Della seconda fanno parte invece Serralunga d’Alba, Castiglione Falletto e Monforte d’Alba, con terreni “Elveziani” più ferrosi e sabbiosi da cui nascono vini alcolici, di struttura e dal grande potenziale di invecchiamento.

I vigneti Mga dell’azienda Cavalier Bartolomeo – in particolar modo l’Altenasso e Fiasco – si estendono tra le colline di Castiglione Falletto, mentre i vigneti Mga Cannubi San Lorenzo sulle colline di Barolo. L’azienda coltiva quattro ettari vitati impiantati a Nebbiolo da Barolo e arriva a produrre, a seconda dell’annata – circa quindicimila bottiglie.

L’obiettivo di famiglia è puntato sulla qualità. Le vigne – pur rimanendo intatte quelle del Nebbiolo – vengono rinnovate con una cura maniacale, dalla potatura al diradamento fino alle vendemmie. Vengono rimodernate le attrezzature della cantina, migliorate il più possibile le tecniche di vinificazione e introdotto l’affinamento in botti di legno, sia piccole sia grandi. La loro principale produzione è comunque destinata all’esportazione.

Un po’ di storia su Castiglione Falletto

Nel corso del Medioevo Castiglione diviene possedimento dei Marchesi di Saluzzo, i quali fanno costruire un’imponente fortezza. Passato poi nelle mani di diverse famiglie feudatarie degli Aleramici, Castiglione – alla caduta del Marchese Gabriele di Saluzzo – finisce di proprietà della Francia che lo tiene fino al 1601 quando, grazie al Trattato di Lione, diventa un possedimento sabaudo nelle Langhe. Da quel momento il paese rimane territorio piemontese di Casa Savoia fino all’Unità d’Italia.

Bisogna ancora ricordare che nel 1511 entra a far parte della Diocesi di Saluzzo per poi passare ad Asti ai tempi della riforma operata da Napoleone. Nel 1817, infine, ritorna nella Diocesi albese. Il toponimo “Falletto” viene inserito per la prima volta in coda al nome nel 1589, quando la famiglia Falletti ne prese la signoria.

Le Degustazioni: 

Lo scopo è di rendere partecipi lettrici e lettori delle peculiarità sperimentate durante l’assaggio. È un’ambizione notevole, visto il rapporto intenso e individuale che si stabilisce con il vino.

Con i prodotti della cantina di Dario e Alex Borgogno non è difficile: la loro spontaneità dona un’interezza multiforme che viene scandita nei vari passaggi, dall’esame visivo a quello delle sensazioni finali, senza mai perdere quell’unità che è il segreto della bellezza del vino. “Nessuna filtrazione e chiarificazione per tutti i loro vini”

Barolo Docg Altenasso – annata 2019 Gr.14.5

L’Alternasso o Garblet Suè o Garbelletto Superiore, una Mga confinante con Fiasco, zone ricche, con versanti meno pendenti, che generano vini di struttura e grande carattere e personalità e diversi stili. Bartolomeo, mi racconta Dario, aveva questa teoria: Se vuoi riempire i tini di buon mosto, non tralasciare di “zappare” le vigne d’agosto.

Con un ettaro e mezzo di proprietà della Menzione Altenasso, esegue una vinificazione e macerazione di 15/20 giorni con temperatura controllata. Affinamento in tonneau da 500 litri e botti grandi da 30 ettolitri di rovere francese.

Diploma dell’Exposition Internationale de l’Enfant a Bruxelles

Con una produzione di 8500 bottiglie a seconda dell’annata. Con il Barolo Altenasso, la 1a annata in bottiglia nel 1928/30 venne premiata all’Esposizione Internazionale De l’Enfant di Bruxelles. 

Il vino:

Dal colore granato di buona profondità con tocco aranciato.Buon esordio fruttato con lampone e ribes rosso e conditi da una espressione di legna arsa e camino, con note di spezie discrete, mentre la nota di rosa scalda la sensazione di tabacco e liquirizia in profondità.

Anche al gusto si ha subito un ricordo di frutta sciroppata e il carattere appena acidulo della marasca con la sua sapidità hanno un effetto sulle spezie saporose e leggermente piccanti assieme. Bella e classica la trama tannica che riesce a dare dinamicità gustativa e buona consistenza. Il tannino e l’alcol portano in uscita gusti caldi e confortevoli. Darà il meglio di sé dopo qualche anno e saprà mantenersi così a lungo.

Alex Borgogno con il Barolo Altenasso e il Barolo San Lorenzo

Barolo San Lorenzo annata 2019 Gr. 14.5 

Fu acquistato dalla famiglia nel 2001, una piccola striscia a ridosso della strada che percorre il crinale dei Cannubi. Da questo piccolo fazzoletto di terra provengono le uve per il Barolo San Lorenzo, della cantina Cavalier Bartolomeo, oggi con 1,700 ha.Questo appezzamento porta il nome di una chiesa che si trovava in quell’area all’epoca della peste manzoniana. Qui si trovavano il lazzaretto e il cimitero.

Il terreno di Cannubi San Lorenzo – come quello del Cannubi Muscatel, Cannubi Valletta e Cannubi Boschis – è piuttosto sciolto, abbastanza arido e magro, costituito da sabbia e marna silicea di colore biancastro, in dialetto piemontese Tov.

La parcella di terreno della cantina Cavalier Bartolomeo si trova al di sotto della strada e pertanto non può esporre il nome Cannubi nell’etichetta, ma solo la MGA San Lorenzo, anche se la collina è una prosecuzione della precedente e pertanto pressochè identica in ogni caratteristica.

Panorama sul vigneto Cannubi San Lorenzo

Vinificazione e macerazione per 20 giorni circa, con follature e rimontaggi fatti a mano. In affinamento in botte da 10 ettolitri in rovere francese per 2 anni, per soli 1200 bottiglie, delle vere chicche enologiche.

Il vino

Ha un colore granato, moderatamente cupo e scuro al centro del bevante. Profumi floreali con petali di rosa appassita e ricordi di fiori di bulbo, dolce anche la speziatura, calda e fine con rimandi di cannella e vaniglia, ma anche una nota di legna arsa, di catrame vegetale che lo rende potente e severo, vivo e dinamico.

Al palato è esplosivo l’impatto fruttato maturo, concentrato e consistente e rimandi floreali che non accennano a spegnersi e sotto a tutto questo, una trama tannica tenace con densità e spessore, tannini fitti e minuti che mantengono una carica trascinante. Straordinario sotto ogni punto di vista, questo Barolo San Lorenzo, da emozioni indescrivibili e unici, un vero gioiello delle Langhe e del suo Nebbiolo.

Barolo Fiasco Riserva – annata 2016 – Gr.14.5

Una Mga che nasce in corrispondenza della cascina Brunella, con una piccola diramazione che termina nell’Altenasso e che ha nella sua parte centrale la Menzione Fiasco, una delle migliori posizioni di Castiglione Falletto.

La prima annata è stata la 2016 con solo 700 bottiglie prodotte, oggi con 1 ettaro e mezzo di proprietà.Vinificazione e 20 giorni di macerazione, con follature e rimontaggi rigorosamente fatti a mano, senza filtrazione e chiarificazione. Affinamento in tonneau nuovo da 500 litri, per 4 anni, in legno di rovere francese.

Il vino

Ha un colore granato, con tocco aranciato evidente, presenta una materia colorante densa ma ancora vivace. Ottima apertura olfattiva, tra note di camino e timbro tostato, con rintocco floreale quasi appassito, il frutto maturo e dolce, fa sentire la sua personalità, ha uno stacco speziato piuttosto piccante.

Al sorso un bel frutto dolce ma ancora acidulo e fragrante, tra la ciliegia, melagrana e il lampone, si mettono in mostra sottolineato da una trama tannica fitta e fine che si fa percepire con vigore ma anche con garbo, le spezie unite al tabacco, alla liquirizia e al sottobosco completano una personalità complessa e intrecciata.

Un vino dinamico e attivo, che cambia toni e accenti rapidamente, come volesse essere riassaggiato a lungo, in una cornice di note boschive più cupe.Un Barolo di estrema eleganza e peculiarità. Fortunato ad aver degustato questa chicca, esemplare di Nebbiolo da Barolo.

Barbera d’Alba Doc – annata 2020 – Gr.14

Le origini del Barbera sono antiche, nonostante la sua fama. Le prime testimonianze certe non vanno più in là del XVII secolo, e l’accenno a questa splendida varietà. Vinificazione e macerazione di 10 giorni, affinamento in barrique per 15 mesi. 1,500 un ettaro e mezzo con una produzione limitata di 1500 bottiglie.

Il vino

Il colore è rosso rubino intenso con riflessi violacei. Molto gradevole al naso, con note di prugna, amarena e rosa, in sottofondo viola e mirtillo nero e leggeri accenni speziati piccanti. Al palato è elegante, lascia emergere un gusto asciutto, austero, con tannini eleganti, fini, sostenuto da una acidità evidente e piacevole, chiude con una persistenza lunga, con rivoli fruttati, la sua identità è la sua forza.

Dario Borgogno con il Barbera d’Alba 2020, il Langhe Rosso 2021 e il Langhe Nebbiolo 2020

Langhe Rosso Doc “Enfant” 2021 – Gr.14.5

 Dal crinale che parte dal Monprivato e termina nel profilo del Solanotto, l’Enfant è un blend di uve, in prevalenza Nebbiolo, Barbera e Dolcetto. Ogni vitigno contribuisce con le proprie caratteristiche a rendere questo rosso unico e speciale. Con 10 giorni di fermentazione e un anno di tonneau di 3/4° passaggio. Produzione limitata di solo 1800 bottiglie.

Il vino

Nel calice ha una tinta di un colore di grande luminosità, che sfuma nel granato. All’olfatto si avvertono profumi di frutti rossi e d’erbe aromatiche e leggera speziatura. Un sorso articolato e armonioso, con i suoi tannini delicati, ben integrati alla massa, in un finale lungo e accattivante, di estrema piacevolezza.

La nuova cantina di fermentazione

Langhe Nebbiolo Doc – 2020 – Gr. 14.5

Affinamento di 6 mesi in tonneau di rovere francese di 3/4° passaggio. Bottiglie prodotte 2000.

Il vino

È un vino che sposa bene le sue caratteristiche varietali e le sue doti territoriali, caratteristiche del Nebbiolo.Il merito è di Alex, viticoltore molto preciso. D’altra parte i vini sono l’emblema della sua terra, molto saporiti che richiamano la beva.

Il Langhe Nebbiolo ci propone profumi floreali e fruttati, con in evidenza un frutto rosso di sottobosco non completamente maturo di ciliegia e susina, mirtilli, ma anche note di spezie dolci. Sorso elegante, in grado di trasmettere tutti i suoi sapori. Il tannino necessita di un po’ di tempo per mostrarsi meno severo, chiude con una persistenza lunga ed articolata. 

Dario e il figlio Alex con i loro Barolo Altenasso, San Lorenzo, la Riserva Fiasco e il Barolo Chinato

Barolo Chinato – Gr. 16

Il Barolo Chinato si afferma nella tradizione piemontese come “rimedio della nonna” diventando parte del patrimonio enologico italiano. Nasce nella zona di produzione del Barolo, a Serralunga d’Alba, in Piemonte, alla fine dell’800, per opera del farmacista Giuseppe Cappellano. Grazie anche all’inventore di una “ricetta” originale di Giulio Cocchi del 1891, fu per il Barolo Chinato il protagonista della sua diffusione.

 Il vino

Il colore vira dal granato intenso, ravvivato da bagliori aranciati molto luminosi sul bordo del bevante, con eleganza e piacevolezza alla vista.Il profilo olfattivo ampio e seducente, per le sue note evidenti di corteccia di china calissaja, cannella, liquirizia e note balsamiche di menta e eucalipto, la rosa e lo zenzero a far da contorno, in sottofondo erbe officinali e foglie di tabacco essiccate. La sua dote è l’equilibrio e l’armonia, dal profumo molto gradevole e morbido allo stesso tempo, al gusto la sua forte persistenza aromatica. 

Il vero protagonista della cultura piemontese può essere servito come ottimo digestivo a fine pasto, oppure ancora consumato caldo come “vin brûlé”. Interessanti gli abbinamenti con i dolci, in particolare con la pasticceria secca, meglio se a base di nocciola o meliga, ma soprattutto con il cioccolato fondente.

Il sommelier Sergio Garreffa con Dario Borgogno e il figlio Alex, oggi titolare della cantina Cavalier Bartolomeo

La cortesia che ho ricevuto da Dario e Alex Borgogno è esemplare. Il loro senso dell’ospitalità è antico, deriva da generazioni di contadini e viticoltori che per primi hanno lavorato questa terra dura ed ardua, ancora oggi in espansione, producendo e commercializzando il Nebbiolo da Barolo.

Una bella e gradita sorpresa dunque in casa di Dario e Alex della Cantina del Cavalier Bartolomeo.

Vini unici, i loro, che parlano della terra e del suo vitigno principale: il Nebbiolo da Barolo. Le loro mani hanno saputo creare prodotti forti e tenaci, come forte e tenace è il loro carattere. Grazie per l’ospitalità.

Sergio Garreffa
Sommelier dal 1982 Professionista e Degustatore
II classificato Nebbiolo Master 2017 AIS
e-mail – sgbarolo@gmail.com
Cell. 347 5812919


Cantina Cavalier Bartolomeo
Castiglione Falletto (CN) Italia
Via Alba – Barolo, 147 località Garbelletto
Tel. 0173 62866
Cell. 320 0567854
e-mail cav.bartolomeo@libero.it
www.cavalierbartolomeo.com

Sergio Garreffa

Appassionato di cibo e vino, che ha inizio nel lontano 1982, con una carriera da degustatore professionista A.I.S. dal 2018 al 2022 Delegato del Tigullio Promontorio Portofino. Ambasciatore del Vermentino dal 2016 e miglior Sommelier della Liguria 2011, nonché secondo al master del Barolo, Sagrantino e Lambrusco e terzo posto al Prosecco e Friulano. Oggi con grande passione e amore qui su Art & Wine per recensire e descrivere le storie di importanti aziende del settore vinicolo.

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