RIVETTO, DAL BAROLO LAZZARITO AL BARBARESCO MONTERSINO. I segreti del winemaker Alessandro

4.836 Views
La loro filosofia e il loro motto:
Produciamo vini capaci di emozionare!

di Sergio Garreffa
(sommelier AIS – II classificato Nebbiolo Master 2017 AIS)

La cantina nasce nel 2012 dall’esperienza e dalla passione di Alessandro Rivetto – classe 1969 – maturata durante i vent’anni trascorsi con la sua famiglia, giunta alla quarta generazione. La moglie Barbara Torta e le due figlie Matilde ed Irene sono uno stimolo decisivo, rappresentano quel supporto morale che in una famiglia è il motore per far bene e lavorare con determinazione, a maggior ragione in un territorio ricco di fama per il suo Nebbiolo da Barolo.

A dare l’impronta alla sua vita futura in viticoltura, furono il bisnonno Giovanni – che a Montaldo Scarampi (AT) avvia la bottega del paese, ben presto specializzata nello scambio di uve e dei vini – ma soprattutto suo figlio Ercole, che dopo la grande guerra del 15/18, poco più che ventenne, si trasferisce ad Alba (CN) dove trasforma l’attività di famiglia. Inizia a produrre vini pregiati della zona di Barolo e Barbaresco e muove i primi passi nella vinificazione con suo fratello Nando prendendo in affitto una cantina nel centro storico. Ercole lavora anche come raccoglitore di uve di “Vini Fini Piemontesi”, è grande amico di Giancarlo Travaglini e Angelo Gaja e negli anni seguenti diventa imbottigliatore.

Nel 1938 l’azienda si espande grazie all’acquisto della Tenuta di Loirano, una casa patronale sulle colline di Serralunga D’Alba – precisamente a Sinio – circondata dai vigneti che un tempo appartenevano al conte Vassallo e prima di lui alla famiglia Falletti.

Nel 1970, sarà Sergio Rivetto – il padre di Alessandro – terminati gli studi di Enologia, ad occuparsi dell’azienda, realizzando a Lirano la nuova cantina, una struttura all’avanguardia e funzionale. Grazie a lui, gli ettari di terreno destinati a vigneto passeranno da 4 a 14 in pochi anni.

Alessandro, molto legato a queste figure paterne, intraprende la stessa strada, ardua ma ricca di soddisfazioni, che lo porta ad essere tra i più giovani produttori emergenti in Langa.

Dopo varie esperienze e dopo aver conosciuto altri territori, con la consapevolezza di realizzare un “sogno” maturato negli anni, d’accordo con suo fratello Enrico decidono di percorrere e continuare la strada da soli, fondando una propria cantina. Una decisione presa in un momento di difficoltà che segna però l’inizio di una crescita. Non dimenticherò mai la felicità nei suoi occhi mentre ne parlava.

La bottaia con barriques della cantina di Alessandro Rivetto

Dopo mille sacrifici e numerose notti in bianco, oggi l’azienda Alessandro Rivetto è un grande gruppo affiatato, una tra le più affermate a La Morra, in una zona molto vocata, l’Annunziata. Riservatezza e discrezione – due doti molto piemontesi – sono le sue caratteristiche: in questi ultimi anni la cantina è riuscita a rinnovarsi senza clamori, silenziosamente, e oggi sorprende per la modernità dell’organizzazione e dei prodotti pur conservando l’immagine della tradizione.

“Se ti piace il vino, comprati una vigna,” diceva un vecchio adagio.

Così nel 2012, con soli due ettari vitati a Sinio di Serralunga D’Alba con il Mga Lazzaritto e Vigna Rionda, Alessandro dà una svolta alla sua vita con l’ingresso di Mauro Adriano in veste di responsabile commerciale – amico di lunga data e conoscitore dei mercati internazionali – e del socio e amico Alessandro Bonelli, con il quale ha condiviso i banchi di scuola. Bonelli è l’enologo della cantina. Con l’uscita della prima bottiglia di Barolo, annata 2015 vendemmia 2012, dà il via ad una grande avventura.

Il team è affiatato e lungimirante e realizza il grande sogno in modo professionale ed etico, con vini di alta qualità e nuove prospettive, con l’idea di migliorare sempre di più la produzione e aprirsi a nuove possibilità di mercato, soprattutto all’estero.

La loro etichetta è molto accattivante così come la tradizionale bottiglia dell’Albeisa – nasce nel ‘700 voluta dai produttori locali ed è oggi il simbolo delle Langhe: nel 1973, sedici produttori ispirati da Renato Ratti riprodussero la bottiglia con uno speciale statuto. Una storia fatta di uomini innamorati della terra, i cui vini sono in grado di raccontarla. Per rilanciare e affermare l’identità territoriale e segnare un ritorno alla tradizione, oggi oltre 300 aziende fanno parte del Consorzio dell’Albeisa.

L’altra bottiglia è la Bordolese, con cui Alessandro ha iniziato il suo affascinante percorso per mantenere le tradizioni di famiglia.

 

Le Degustazioni

Langhe Nascetta “Albori” Doc

Nascetta, Anascetta o Nas-cetta, sono le tre varianti dialettali di questo raro vitigno piemontese, coltivato soprattutto nella zona di Novello. Un vitigno sopravvissuto al tempo e che oggi, grazie ad alcuni produttori, è ritornato a farsi conoscere ed apprezzare per le sue qualità peculiari molto rilevanti.

Già ne parlava il Rovasenda nel 1877 per la sua finezza e il Lorenzo Fantini nel 1883 lo evidenziava come vitigno autoctono, ossia come l’unica uva bianca della Langa da Barolo.

Alcuni lo darebbero imparentato con il Vermentino, (studi ampelografici recenti ne avvicinerebbero le caratteristiche), altri al Nasco sardo, da cui però differisce in modo netto. L’artefice della rinascita è stato Elvio Cogno di Novello nel 1993 e oggi lo troviamo con più di venti ettari. E’ tornato a rivivere con grande successo e interesse.

Il vino. Già dal suo colore, un giallo paglierino, trasmette lucentezza, luminosità. I suoi profumi sono netti e precisi di frutti, mela, pesca e fiori di campo con una spiccata sensazione di acacia e sambuco con sottofondi di agrumi, come il pompelmo e un leggero cedro, dove trasmettono freschezza e un’ondata di sapidità.

Un vitigno ed un vino che si prestano, per le loro caratteristiche, all’invecchiamento.

 

Langhe Arneis Doc “Matirè”

L’Arneis. Sono antiche le origini di questa varietà: le prime testimonianze si trovano in un documento del 1478. E’ in quel periodo che si parla del toponimo Bric Renesio o Arneiso, in un rilievo alle spalle dell’abitato di Canale. Pare che il nome derivi dal dialetto “Arnese”, cioè “oggetto di poco conto”, perché tradizionalmente era coltivato attorno al più pregiato Nebbiolo. Conosciuto come Bianchetta o Nebbiolo Bianco.

Lo si trova tra le proprietà di un feudatario del luogo, con la citazione di “Vinea Muscatelli et Renexi”. Nel ‘700 la sua coltivazione era diffusa su quasi tutto il territorio del Roero, ma la sua vinificazione non era un vino secco, ma preferibilmente dolce come si usava in quel periodo storico. Il suo successo commerciale è recente, poco più di una trentina d’anni.

Il vino. Il colore è giallo paglierino più o meno intenso e limpido. Fine e delicato all’olfatto, spesso accanto alle note fruttate mostra sentori vegetali e di erbe aromatiche. Pieno e robusto al palato, con buona alcolicità, una nota di freschezza e una elegante sapidità nel finale.

Esprime fino in fondo la sua finezza del gusto, pieno e asciutto con i suoi tipici sentori minerali, con retrogusto di mandorla amara. Con una bevibilità piacevole e appagante. Non è infrequente l’uso dell’Arneis, per la sua eccelllenza come base per spumanti e passiti.

Le bottiglie di Langhe Arneis e Nebbiolo della cantina Alessandro Rivetto

 

Langhe Nebbiolo Doc 2017

Alcune importanti precisazioni e la differenza tra Langhe Nebbiolo e Nebbiolo D’Alba.

Per Langhe Nebbiolo il vino deve essere giovane, fresco, fruttato, con tannini molto giovani, deve ricordare il “Nebiulin” che si faceva una volta nelle colline di Langa. Per il Nebbiolo D’Alba c’è una selezione delle uve, anche perché una parte viene usata per l’invecchiamento in barrique e un’altra si affina solo in acciaio.

Ma la vinificazione?

Il Langhe Nebbiolo vinificazione con cappello emerso, con rimontaggi frequenti per estrarre profumi e colore. Il Nebbiolo D’Alba ai classici rimontaggi si aggiungono follature, inoltre vengono effettuati 2 Delestage o svuotamento della vasca, la rottura del cappello e una leggera pressatura per migliorare le estrazioni.

Affinamento: Langhe Nebbiolo in acciaio circa 9 mesi successivamente in bottiglia.

Nebbiolo D’Alba con vinificazione in acciaio ma l’invecchiamento in barrique di 2 passaggio. L’affinamento quindi prevede 12 mesi e termina in bottiglia.

Il vino. Si manifesta nel bicchiere con un colore rosso granato con leggeri bagliori aranciati. Al naso note fruttate, dominato dalla ciliegia sotto spirito, insieme alla viola, accompagnato da fini sentori speziati native del vitigno. Al palato è avvolgente e austero, come vuole la tradizione dei grandi Nebbiolo delle Langhe.

Nel finale con un tannino ben amalgamato, note di frutti rossi.Un vitigno nato per produrre vini nobili dotati di carattere e longevità.

 

Barbera D’Alba Doc “Leonilde” 2016

Le origini della Barbera sono antichissime ma, nonostante la sua fama, le prime notizie certe sono del XVII secolo. Esiste un documento conservato nel municipio di Nizza Monferrato con le prime testimonianze sulla varietà.

Un tempo non tanto lontano il vitigno veniva indicato come “Grisa” o “Grisola”, un termine che accomuna il Barbera all’uva spina per la sua caratteristica: l’acidità. Così ne parlava Pier De Crescenzi già nel 1495.

La menzione ufficiale risale però al 1798 quando compare nella stesura dell’ampelografia dei vitigni coltivati in Piemonte, per merito del conte Nuvolone direttore della Società Agraria di Torino. Ne parla anche il Gallesio – 1839 – nella sua Pomona Italiana.

Da allora l’impegno di aziende e consorzi ha permesso nel breve tempo di dare una nuova immagine, moderna e dinamica, al Barbera o alla Barbera come dicono tradizionalmente i contadini piemontesi.

Il Vino: Con un corredo cromatico ricco, dal rosso rubino intenso al centro del bicchiere, con leggeri screzi granato al bordo del bevante. Note all’olfatto di notevole intensità fruttata, grazie ai suoi suoli più pesanti di argilla e calcare, si percepiscono la viola, il melograno, mirtillo, rosa canina e una leggera mora con un pepe verde e vaniglia ad avvolgere il naso.

Al palato è l’elevata acidità che conserva e avvolge il sorso, con un tannino elegante e morbido, con lunga persistenza gusto-olfattivo, con ricordi nel finale fruttati. Di notevole bevibilità

 

Lazzarito, Montersino e Vigna Rionda

Tre Mga (Menzioni Geografiche Aggiuntive in gergo Cru) sono le etichette più rappresentative dell’azienda Rivetto Alessandro.

·     Zona di Serralunga D’Alba Mga Lazzarito, Lazzariasco o Lazzariasso. Il nome da un Lazzaretto di epoca remota. Presente nel catasto del 1610, già dal 1859 proprietà dell’Opera Pia Barolo. Si presenta in una conca naturale è considerato di prima categoria con vini adatti ad una lunga conservazione.

·     Treiso zona Barbaresco per la Mga Montersino con una altitudine elevata di circa 440 metri, qui il Nebbiolo da ottimi risultati. Le vigne sono condivise per la produzione del Barbaresco dai comuni di Treiso e Alba.

·     Mga Vigna Rionda un grande Marcaleone a detta dai contadini della zona, è tra i migliori vigneti del paese per le sue qualità intrinsiche. Una Mga storica. I Barolo sono di grande struttura, piuttosto tannici e votati al lungo invecchiamento. Con tanta pazienza si ottengono vini che non temono rivali.

Alessandro Rivetto con una bottiglia di suo Barbaresco Docg MGA (Cru) Montorsino

 

Barbaresco – Mga “Montersino” Docg 2017 – 14% Vol.

Il Nebbiolo, un vitigno di altissime peculiarità e pregio, che ha sempre dimostrato una grande dote e“fedeltà” alla propria terra d’origine. Sono stati vani molti tentativi di esportazione senza esito.

I migliori risultati sono agli occhi di tutti, in primis le Langhe e il Roero, poi la Valtellina con il Nebbiolo chiamato “Chiavennasca” e nell’alto Piemonte con la Spanna. E in Val D’Aosta con il Picotendro o Picotener (Picot Tenero). Le prime notizie certe di un vitigno chiamato “Nibiol” si trovano in un documento del 1268 nel quale si parla di un vigneto posto nei dintorni di Rivoli, vicino a Torino.

Grazie agli ampelografi De Maria e Leardi e Acerbi (1825) al Di Rovasenda (1872) hanno definitivamente riabilitato ed elevato al rango di vitigno principe delle Langhe.

Vinificazione. Diraspatura -pigiatura e macerazione a freddo per 2 giorni, segue fermentazione a temperatura controllata in vasche di acciaio. La macerazione dura circa 20 giorni. Invecchiamento di almeno 26 mesi di cui 9 in legno in tonneaux.

Il vino. Il colore, un rosso rubino con una leggera inflessione granato. Ha un profumo con accenti fruttati e floreali di rosa accompagnata da spezie fini dolci e caldi, con una piacevole sensazione di lampone, melograno e la marasca, frutti di bosco succosi.

Certamente più espressivo al palato per la forte influenza dei tannini minuti e fini che a loro volta danno un buon sostegno al gusto, caldo e profondo, creando una notevole consistenza e masticabilità con note di tabacco e note vegetali. Un vino perfettamente godibile subito o al massimo si può pazientare un anno o due, ma vive sicuramente più di un decennio.

 

Barolo – Mga “Lazzarito” Docg 2013 – 14% Vol.

Vinificazione. Diraspatura- pigiatura e macerazione sulle bucce, segue la fermentazione a temperatura controllata in vasche di acciaio. La macerazione di circa 20 giorni . Affinamento in legno, l’invecchiamento circa 38 mesi e 18 in botti grandi con un passaggio in barriques.

Il vino: Il colore rubino granato profondo, con leggeri ricordi aranciati. I profumi si esprimono su note floreali che ci ricordano anzitutto la rosa canina ed il lampone maturo e dolce, solo lievemente anche la ciliegia e il ribes.

Il carattere speziato è subito evidente anche al palato e si fonde velocemente con la trama tannica abbastanza fitta e viva, fine e consistente, con punte appena piccanti e calde tra pepe, chiodo di garofano e una leggera cannella, con un’impronta balsamica. Una personalità distinta, che mostra un saldo carattere che il      terreno gli conferisce. In sottofondo arriva con più lentezza e delicatezza note di tabacco e rosa di macchia appassita.

Con un buon invecchiamento per essere colto al meglio e potrà essere vitale per i prossimi 15 anni. Ottima espressione del vitigno Nebbiolo in una annata, la 2013, davvero eccezionale. Avrà una possibilità di crescita straordinaria nei prossimi anni, anche se pienamente godibile da subito.

Barolo Docg Rivetto Mga Lazzarito

 

Barolo – Mga “Vigna Rionda” Docg 2014 – 14% Vol.

Vinificazione. Diraspatura-pigiatura e macerazione a freddo per 2 giorni
segue fermentazione a temperatura controllata in vasche di acciaio con la macerazione di circa 20 giorni.
Affinamento in legno, invecchiamento minimo 38 mesi di cui 18 in botte grande di rovere di Slavonia

Il vino: Ha un colore rosso granato, abbastanza cupo e scuro al centro del bevante, con impressioni aranciati. Intense note speziate preparano il naso all’arrivo di una nota di camino, legna arsa e tostata, vino di spessore e ampiezza, con un frutto dolce e concentrato in un ventaglio aromatico.

Il tannino è un tessuto che mi si presenta al palato spavaldo, in un ricordo caldo e morbido nel quali si percepiscono note di liquirizia, cacao e tabacco dolce. Un vino che esprime eleganza e carattere, soprattutto emozioni, anche se l’annata 2014 non è stata per tutti, tra le più eccelse.

Barolo Docg Rivetto Vigna Rionda

“Solo dalla memoria del passato, si apre la strada per il futuro”. E loro ci sono riusciti. Grazie Alessandro Rivetto e al tuo staff per avermi dato l’opportunità di apprezzare i vostri splendidi vini e di conoscervi personalmente, condividere con Voi la vostra grande passione per il “Misterioso” vitigno il Nebbiolo.

Sergio Garreffa
(sommelier AIS – II classificato Nebbiolo Master 2017 AIS)

Azienda Agricola Alessandro Rivetto
Frazione Annunziata Ciotto 53- Cap 12064
La Morra (CN)
Tel. 0173 1950108 – Cell. 335 6133283
Www.alessandrorivetto.it
info@alessandrorivetto.it

Sergio Garreffa

Appassionato di cibo e vino, che ha inizio nel lontano 1982, con una carriera da degustatore professionista A.I.S. dal 2018 al 2022 Delegato del Tigullio Promontorio Portofino. Ambasciatore del Vermentino dal 2016 e miglior Sommelier della Liguria 2011, nonché secondo al master del Barolo, Sagrantino e Lambrusco e terzo posto al Prosecco e Friulano. Oggi con grande passione e amore qui su Art & Wine per recensire e descrivere le storie di importanti aziende del settore vinicolo.

Lascia un commento Annulla risposta