ETTORE GERMANO, GRANDI SORI’ DI BAROLO A SERRALUNGA. Sergio, Pioniere di Riesling e Alta Langa

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Il motto della Cantina Ettore Germnao
Il nostro amore per la Terra: Quattro generazioni di uomini innamorati della vigna

di Sergio Garreffa
(sommelier professionista AIS – II classificato Nebbiolo Master 2017 AIS)

Credo che la possibilita’ di trasferire un pensiero o una passione su delle pagine scritte sia già un piccolo miracolo. Questa storia nasce da un sogno nel cassetto, ma se il sogno è condiviso è la realtà che incomincia.

Da sempre sono innamorato del vino, in particolar modo del Nebbiolo da Barolo, e della sua terra, la Langa. Dopo averla vissuta per molti anni, desidero condividere con voi obiettivi, idee e valori. E descrivere – con parole semplici ma in grado di stupire chi legge – non solo la storia, ma anche i racconti dei produttori, le avventure e le tradizioni delle loro famiglie, tramandate alle generazioni future. Racconti che rimangono impressi nella nostra mente e nei nostri cuori e che ci permettono di respirare da vicino il profumo dei vigneti e, soprattutto, dei loro vini.

VITICOLTORI DAL 1856

La famiglia Germano nasce nel 1856. Il primo documento è un atto notarile con cui la bisnonna ricevette dal padre diversi appezzamenti. Un lungo cammino, dunque, iniziato dal bisnonno Francesco e poi dal nonno Alberto, fatto di piccole produzioni di vino che venivano commercializzate al mercato rionale. Dal 1964 il figlio di Alberto, Ettore – sposato con Rosanna Porro – manda avanti con determinazione quello che i predecessori avevano curato con tanta fatica e determinazione nell’area dove oggi sorge la cantina, nel vigneto Prapò (oggi MGA autonoma) all’interno della collina Cerretta  – uno dei Sorì più interessanti ed estesi di Serralunga d’Alba in provincia di Cuneo.

In una foto quattro generazioni di vignaioli

Negli anni Ettore si specializza come innestatore diventando un punto di riferimento per i produttori del territorio grazie alla sua abilità e profonda conoscenza. È sua la ristrutturazione dei vigneti di famiglia negli anni ’50, quando cura personalmente le selezioni Massali più idonee.

Sergio Germano era già affascinato dal processo di produzione dei vini bianchi, una passione ereditata proprio dal padre Ettore. Insieme a lui – una volta diplomato in enologia – realizza nel 1985 l’impianto di Chardonnay. Erano anni di grande fermento in Langa: tutti incominciavano a vinificare in proprio.

Tutto nasce per caso. A Sergio, che si trovava a vinificare del Dolcetto nella zona di Dogliani, gli viene proposto di impiantare del bianco. È così che a Cigliè – in Alta Langa – vedono la luce molti vini bianchi e spumanti di produzione. Inoltre, diversi viaggi per l’Europa gli consentono di conoscere e approfondire il Riesling e di fare un primo esperimento con un piccolo impianto di 300 barbatelle.

Nel 1993, dopo l’esperienza maturata in altre importanti aziende vitivinicole, Sergio prende le redini della cantina di famiglia. Oggi l’azienda “Ettore Germano” è gestita da Sergio e da sua moglie Elena Bonelli che si occupa del commerciale dell’azienda – sua la creazione delle nuove etichette.

Parliamo in totale di venti ettari vitati, tra Cigliè – coltivati a Chardonnay, Riesling, Nascetta e Pinot Nero per la produzione del Metodo Classico Alta Langa – e Serralunga, con il Dolcetto d’Alba, Barbera d’Alba, Langhe Doc, Langhe Nebbiolo. Fiore all’occhiello sono le tre selezioni: Barolo Cerretta, Barolo Lazzarito e Barolo Prapò. Nel 2010, la proprietà si estende di un altro mezzo ettaro: la madre di Sergio, Rosanna, eredita dal cugino Tommaso Canale parte del vigneto storico più famoso di Serralunga, la Vignarionda.

Sergio ed Elena si occupano di coltivare e gestire i vigneti e della vinificazione, mantenendo intatta la tradizione ereditata dalla famiglia.

È da suo padre che Sergio ha imparato a lavorare la vigna: le viti sono in salute perché rispetta il loro ciclo naturale, usando solo concimazione organica piuttosto che fitofarmaci e disinfestanti. Non è facile curare il territorio, proteggerlo e salvaguardarlo, tutelando le biodiversità ed evitando produzioni omologate, eppure la famiglia Germano c’è riuscita!

Sergio Germano accanto alla moglie Elena ed ai figli Maria ed Elia

Oggi fanno parte dell’azienda anche i figli Elia (1998) e Maria (2001) – siamo giunti così alla quarta generazione – i quali portano avanti il percorso tracciato dagli avi.

Il Nebbiolo da Barolo non è sempre stato come lo conosciamo oggi. In precedenza era il vino dei contadini, caratterizzato da un residuo zuccherino piuttosto elevato. Le vigne faticarono a ripopolarsi dopo la tremenda ondata fillosserica che le distrusse. Grazie ad un lungo lavoro certosino, alla rabbia e alla determinazione, si riuscì ad innestare nebbioli su piede americano resistenti all’acaro. Molti, spaventati dalle difficoltà, preferirono cercare un posto di lavoro sicuro, come nella Fiat di Torino o alla Ferrero di Alba, ma ci fu anche chi tenne duro, come la famiglia Germano. Oggi possiamo dire che fece la scelta giusta!

Dopo anni d’attesa, ecco finalmente concesso al Barolo e al Barbaresco la Denominazione di Origine Controllata (Doc) il 23 aprile del 1966 e ancor più importante quella della DOCG il 1 luglio 1980 per il Barolo e il 3 ottobre per il Barbaresco.

Una nuova avventura aspettava le colline e la Langa per affermarsi non solo in Italia, ma nel mondo, con nuovi traguardi, come il riconoscimento “Patrimonio Unesco” del 23 giugno del 2014: dopo 11 anni di trattative il Comitato, riunitosi in Qatar, assegna il giusto valore alle Langhe, al Roero e al Monferrato. Non solo al territorio, ma al suo unico vitigno: il Nebbiolo.

BAROLO NATI DAL NEBBIOLO DI VARIETA’ LAMPIA

Per i suoi Barolo, la cantina Germano usa la varietà Nebbiolo Lampia. Una particolarità non da poco, voluta dal padre Ettore, che merita un approfondimento: il vitigno – per le sue molteplici caratteristiche genetiche, la struttura, la complessità aromatica, la forza tannica e soprattutto la longevità che lo contraddistinguono – viene definito nel Seicento da Giovanni Battista Croce: “Regina delle uve nere”. Se ben accudito, il Nebbiolo sa regalare un’uva come pochi vitigni, perché il suo lungo ciclo vegetativo di crescita e maturazione gli consente di accumulare insieme agli zuccheri una quantità di sostanze che poi vengono trasferite nel vino, rendendolo complesso e con peculiarità davvero incredibili.

Le zone più congenite, i Sorì, hanno terreni migliori, cioè i versanti collinari esposti a mezzogiorno dei 15 comuni compresi tra Barolo e Barbaresco e con altitudini tra i 200 e i 450 metri sul livello del mare. Questa varietà molto vigorosa, con il sistema di allevamento a Guyot con 8-10 gemme, per sfogare la propria esuberanza vegetativa ed evitare che diventi una piccola selva, richiede un continuo lavoro di sfoltitura e cimatura.

A testimonianza di questa vigoria troviamo ancora, soprattutto a La Morra, dei vecchi impianti a Nebbiolo potati secondo il sistema della “Tirasse” o “Tirasce” con tralci legnosi, molto lunghi e grossi dai quali partono i tralci fruttiferi.

La nuova cantina dell’azienda Agricola Ettore Germano di Germano Sergio

In particolare, sono quattro le Sottovarietà di Nebbiolo presenti nell’albese. Il “Michet” – ossia “Mica” per la forma del grappolo simile a una pagnotta. Si è originato da una forma virosata del Lampia ed è meno produttivo ma più resistente, anche a causa della sua spessa buccia, agli attacchi della muffa grigia. Si presenta con mosti molto concentrati e ricchi di polifenoli. Il Michet era più usato in passato, tuttavia alcuni nuovi cloni selezionati dal “Centro per il miglioramento Genetico della Vite” di Torino lo stanno portando di nuovo in auge.

Il “Lampia”, dal grappolo più grande e allungato, ma con doti equilibrate e costanti qualità enologiche, attualmente è il più coltivato, perché ha buona produttività e resiste alla peronospora, anche se è più sensibile agli attacchi di Oidio.

Il “Rosè”, invece, oggi è quasi del tutto abbandonato, in quanto produce poco e con poca costanza, inoltre le sue bucce sono carenti di antociani, danno al vino un colore scarico e ne limitano l’intensità cromatica.

Infine il “Bolla”, dal nome del selezionatore di Santa Maria di La Morra, Sebastiano Bolla, coltivatore. Oggi non è più inserito nel disciplinare, poiché a causa dell’eccessiva produttività fornisce uve di scarsa qualità. 

Vini in Degustazioni

Alta Langa Blanc De Noir Riserva Pas Dosè Docg 2014

La sua zona di origine comprende le province di Asti, Alessandria e Cuneo, alla destra del Tanaro, con i vitigni Pinot Nero e/o Chardonnay, minimo 90% Docg dal 2011. Fu il primo Metodo Classico ad essere prodotto in Italia, precisamente dal 1865 con Carlo Gancia, oggi nelle “Cattedrali Sotterranee” riconosciute Patrimonio Unesco.

Il vino

Già dal suo colore che brilla di un giallo dorato luminoso, con perlage molto fine ed effervescenza duratura, molto intrigante al visivo, a sottolineare una sicura evoluzione in affinamento. Olfatto ampio di grande eleganza, con fragranti profumi degli agrumi, cedro, pompelmo e limone, abbinati alla parte minerale, con echi gentili di spezie a fare da cornice alle erbe aromatiche e nuance di cipria.

Al sorso l’ingresso è teso, deciso, dove ritroviamo gli stessi riconoscimenti in particolar modo al pompelmo, reso vivace dalla persistenza dell’effervescenza, in una struttura solida e di carattere, con una spolverata di nocciola a chiudere.

Alta Langa DOCG Millesimato – 100% di Pinot Nero. 65 mesi di affinamento sui lieviti, la 2014 è la loro prima annata, con circa 3 mila bottiglie.

I due spumanti metodo classico Alta Langa

Alta Langa Extra Brut Docg 2017

Il vino si presenta con un colore giallo paglierino intenso, con un perlage fine e persistente. All’olfatto i profumi spaziano dalla frutta gialla, albicocca, pesca e melone bianco in una presenza citrica, lime e cedro a leggeri sbuffi floreali.

Al palato il sorso è pieno e ricco di una buona acidità giungendo alle note sapide e strascichi minerali, sempre con una certa delicatezza e una leggera sensazione di zafferano. Spumante piacevole, ogni componente è adeguato e la beva è convincente, gli aromi accompagnano con gentilezza, senza prevaricare.

Alta langa Docg 2017 gr. 13 con 80% Pinot Nero e 20% Chardonnay con 32 mesi sui di affinamento sui lieviti. La loro prima annata è la 2003, oggi con 25 mila bottiglie.

Barolo Docg Vignarionda 2016 gr. 14

Qual è il vigneto Menzione Geografica Aggiuntiva tra i più significativi di Serralunga d’Alba? Certamente uno di questi è il Vigna Rionda, un Sorì storico, tra i migliori, per l’alta qualità delle sue uve. Qui, un tempo non tanto lontano, arrivavano i buoni vinificatori per acquistarle. Ancora oggi, infatti, si ottengono Barolo di grande struttura, ricchi di tannino e naturalmente adatti a un lungo invecchiamento. Certamente non teme rivali.

Il vino

Dal colore rosso rubino piuttosto cupo con un riflesso granato vivo. Il suo esordio all’olfatto presenta spezie e leggera liquirizia, che si unisce a ricordi di camino e accenni balsamici, fiori e frutti più in profondità che via via si aprono con bella fragranza.

L’apertura gustativa è caratterizzata dall’incontro tra le note dolci e mature del frutto e delle spezie sapide, la trama dei tannini è ben tessuta, che non nascondono però anche un carattere molto vivo e dinamico.

Lunga la sua persistenza e la continuità. Lo si può gustare subito, ma saprà dare soddisfazioni nei prossimi 10/15 anni. Vinificazione con 40 giorni sulle bucce, con i suoi raspi, per dare più rusticità, con un elemento vegetale che apporta più tannicità, e più profondità al vino.

Due dei grandi cru di Barolo di Serralunga d’Alba: Vignarionda e Lazzarito

Barolo Docg Lazzarito Riserva 2015 gr. 14

 Il nome Lazzarito e Lazzariasco – o Lazzariasso – alcuni lo vorrebbero far risalire a un lazzaretto di epoca romana, ma non ci sono fonti certe al riguardo. In ogni caso la sua denominazione è riportata nel catasto del 1610. La Mga (Menzione Geografica Aggiuntiva) si presenta in una conca naturale, una zona di prima categoria, con un clima favorevole e Nebbioli eccellenti.

Il vino

Barolo di eleganza e potenza. Alla vista dalla bella tonalità calda, dal rosso granato con riflessi aranciati, di discreta intensità.

Ottima profondità olfattiva, frutta rossa, mora, mirtillo, ciliegia e una nota balsamica mista a una nota ferrosa che si fa avanti, emerge con cenni speziati prolungati di notevole piacevolezza, con cannella e chiodi di garofano e echi di caffè in polvere, adatto a deliziare l’olfatto.

Grande l’impatto gustativo per la forza fruttata succosa e polposa, concentrata e matura, con una trama tannica molto fine e minuta, intessuta dal suo volume di dolcezza e maturità.

Un vino decisamente complesso e allo stesso tempo moderno che lascia trasparire una impronta muscolosa di grande personalità, che lo rende godibile, ancora qualche anno per farsi piacevole e intrigante.

Barolo Docg Prapò 2016 gr. 14.5

 L’origine di questo nome è praticamente sconosciuta – è chiamato anche Pra di Po’ – tuttavia le sue uve sono di altissima qualità. Da qui si gode un panorama stupendo su tutta la Langa, che si espone ai raggi solari dal Sorì del mattino (est) a quello di mezzogiorno (sud-est, sud).

Il vino

Ha un bel colore granato profondo. Al naso è delicato e fine tocco floreale in evidenza la rosa di macchia ed alla viola, le fragranze fruttate ricordano il lampone, amarena, prugna e frutti di bosco, con spezie piccanti e vivaci che lo rendono più intenso e vivo, con i chiodi di garofano e leggero tabacco, di camino e di liquirizia in sottofondo.

Al sorso è esplosivo, l’impatto fruttato maturo, concentrato, consistente, con rimandi floreali e subito dopo le spezie dolci, e sotto a tutto questo, una trama tannica viva e rigogliosa, ma elegante, in equilibrio, mantiene una carica elegante che promette godibilità immediata, ma anche prolungata nel tempo.

Prapò e Cerretta, due Cru di Barolo che giungono dalla stessa collina

Barolo Docg Cerretta 2016 gr. 15

Una buona parte di queste vigne, che va dalla strada Teodoro e giunge alla cascina Sordo, apparteneva all’inizio del secolo a “Tota Virginia Ferrero” che affittava a mezzadria ai contadini della zona. Prima ancora la Cerretta, e buona parte del comune di Serralunga, era di proprietà dell’Opera Pia Barolo, come testimonia il registro redatto nel 1859. L’area si estende su 20 giornate piemontesi, ossia circa 8 ettari.

La “Giornata Piemontese” è un’antica unità di misura, usata ancora oggi. Corrisponde a 3810 mq, un quadrato di circa 62 metri per lato di terreno, arabile mediamente da una copia di buoi.

Il vino

Sergio Germano ci stupisce ancora con questo prodotto unico, dal suo corredo profondo, la sua mano lo mantiene preciso, profondo, Serralunga e la Cerretta è anche questo. Alla vista ha una bella tonalità granato di discreta intensità.

Grandi profumi di fiori dolci, ad esso si unisce una componente fruttata di piccoli frutti di bosco come il ribes rosso e lampone, dolci anche le spezie con cannella e chiodi di garofano e un tocco di balsamico ginepro.

Al palato succoso, si sposa ad una attraente trama tannica non troppo imponente, apparentemente morbida, ma senza risultare troppo nervosa sostiene e ravviva il gusto senza note amare. Eleganza, che si fa cogliere presto e che potrà aumentare con qualche anno di invecchiamento.

Langhe Nascetta Doc 2019

Una storia che parte da molto lontano, 1877, Giuseppe dei Conti di Rovasenda nel suo Saggio di Ampelografia Universale, definisce la Nascetta un’uva delicatissima, così come Lorenzo Fantini nel 1883. Nel 2001 viene iscritta al registro Nazionale delle Varietà di vite, l’anno seguente entra a far parte della “Doc Langhe” una varietà a bacca bianca autoctona piemontese.

Il vino

Una bella e gradita novità in casa di Sergio Germano, una scommessa vinta con il vitigno la Nascetta, ci ha sempre creduto fin dall’inizio in questo vino, rinasce così la sua passione per i vini bianchi.

Già dal suo colore giallo paglierino con riflessi dorati, riesce ad attirare l’attenzione, all’olfatto si apre con note di albicocche e leggera menta ed eucalipto e note vegetali, peperoni, per poi andare su erbe e fiori di campo.

Al palato l’impatto è fresco, sapido e minerale, con echi di agrumi, cedro, pesca bianca e melone. Un vino che entusiasma, di buona complessità non solo olfattiva, ma riesce ad essere espressivo ed elegante, lascia il palato fresco con note minerali e citriche, ma soprattutto appagante. Ottima maestria in cantina. Bravi.

La fermentazione avviene in serbatoi di acciaio, con macerazione di 10/15 giorni sulle bucce, che approfondisce la struttura del vino. La novità con il tappo a vite.

I grandi bianchi della Cantina Ettore Germano

Langhe Doc Hérzu Riesling 2019

Già il suo nome incuriosisce e ci dà la sua giusta dimensione. Hérzu si riferisce a erto, scosceso, ripido, come il terreno in cui nasce il vitigno, a Cigliè, in Alta Langa. I vitigni sono stati messi a dimora nel 1995 e dal quel momento hanno dato risultati sorprendenti, soprattutto grazie al microclima e ad un terreno calcareo che dona al vino un carattere fine, con buona struttura e ricchezza aromatica.

Il Riesling Renano a bacca bianca, tipico della zona del Reno, è il più importante vitigno tedesco e rappresenta per la Germania ciò che lo Chardonnay è per la Francia.

Il suo nome deriverebbe dall’espressione “Reissende Tiere”, ossia “animali selvatici” per la derivazione da vitigni selvatici addomesticati. Qui in Piemonte ha trovato la sua zona di elezione con risultati unici e peculiari. Un capolavoro di alta qualità per questo Riesling Hérzu di Sergio Germano.

Il vino

Se amate i vini bianchi profumati, freschi ed eleganti, provate “Hérzu” e sarete soddisfatti.

Dal colore giallo paglierino, dai profumi molto intensi e fruttati, con decise note agrumate, con sentori vegetali e minerali e nota “petrolata” in francese (goût de pétrole) che può disorientare, specialmente per un consumatore non abituato, ma che lascia precisione e persistenza, infine con tocchi intriganti di lime, mela verde e gelsomino in sottofondo.

Il sorso è appagante, con leggere note minerali più che marine a far da contorno, e cenni balsamici di ottima intesa. Struttura solida su toni ancora di frutta come la pesca gialla e albicocca, accompagnate dalla parte sapida, sostenuta da una acidità mai invadente.

Un Riesling interessante, pulito, certamente di grande pregio e finezza.

Ho trascorso una serata indimenticabile con Sergio Germano e la sua famiglia. Li ringrazio per il tempo che mi hanno donato per la visita in cantina e per le degustazioni. Ma anche per lo splendido colpo d’occhio che dalla terrazza ho potuto avere sulle vigne di loro proprietà. Grazie per l’ospitalità. Siete davvero unici, come i vostri vini, eccellenti.

Sergio Garreffa
(sommelier professionista AIS – II classificato Nebbiolo Master 2017 AIS)
cell 347/5812919 email: sgbarolo@gmail.com


Azienda Agricola Germano Ettore di Germano Sergio
Località Cerretta 1, 14054 Serralunga d’Alba (CN) Italia
Tel. 0173 613528
info@ettoregermano.com
www.ettoregermano.com

Sergio Garreffa

Appassionato di cibo e vino, che ha inizio nel lontano 1982, con una carriera da degustatore professionista A.I.S. dal 2018 al 2022 Delegato del Tigullio Promontorio Portofino. Ambasciatore del Vermentino dal 2016 e miglior Sommelier della Liguria 2011, nonché secondo al master del Barolo, Sagrantino e Lambrusco e terzo posto al Prosecco e Friulano. Oggi con grande passione e amore qui su Art & Wine per recensire e descrivere le storie di importanti aziende del settore vinicolo.

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